A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro
Negli scorsi articoli abbiamo ripercorso la storia di Macconago ed abbiamo iniziato la visita del borgo così come esso si presenta ai giorni nostri; in questo articolo termineremo la nostra visita occupandoci della parte finale dell’abitato, verso la campagna,
Ricordo che questa parte dell’abitato veniva chiamata la parte “artistica”; abbiamo infatti già visitato la parte rurale, ed ora ci aspettano gli edifici civili e religiosi.
Proseguendo sulla via Macconago, allora, poco oltre, sulla sinistra, si vede, avvolta dai ponteggi, la settecentesca chiesetta ora intitolata a San Carlo, con facciata decorata da un timpano triangolare sopra l’ingresso, a sua volta affiancato da due nicchie; all’interno si trovavano una balaustra barocca di marmo e una pala settecentesca; in una fotografia del nostro archivio, risalente a circa venticinque anni fa, nonostante l’intenzione di demolirla, la chiesa aveva l’altare ancora apparecchiato per una cerimonia, e nulla faceva pensare ad una sua imminente dismissione; tanto è vero che ancora nel 1991 vi si potè officiare un funerale.
Nel 2004 venne proposto da parte del Comune di sottoporre la chiesetta ad un restauro conservativo, valutando la possibilità di insediarvi attività concordate con il Consiglio di Zona oppure il ripristino della funzione religiosa, in accordo con la Diocesi di Milano ed a servizio del vicino Istituto Europeo Oncologico; al momento, però, a parte il montaggio del ponteggio, nulla si è mosso in proposito.
Superata la chiesetta, giungiamo al già menzionato castello di Macconago. Immerso nella freschezza di un elegante giardino, il castello fu costruito, pare, tra il 1330 e il 1340, ed ha pianta quadrata, tipicamente viscontea. Un’aquila incoronata, scolpita su uno stemma di pietra ancor oggi visibile sulla facciata induce a credere che l’edificio fosse di proprietà della famiglia Pusterla. Le prime notizie storiche certe, però, risalgono al 1571, quando Alessandro Vimercati lasciò da testamento il castello al “magnifico dottore Antonio Maria Calcho” (come risulta dall’atto del 15 novembre 1571 a firma del notaio Geronimo Gaffuri). La famiglia Calchi mantenne la proprietà dell’edificio almeno fino al 1630, anno della peste manzoniana. Ad essa subentrò la famiglia Marliani, che vantava discendenza dagli antivhi tomani “Manlii”, ed il cui erede Giovan Battista lo vendette nel 1714. Dopo alcuni guasti subiti dall’edificio a causa delle esigenze agricole, nella seconda metà dell’Ottocento don Giuseppe Greppi di Bussero acquistò la tenuta, completando così la proprietà dell’intero borgo. Il resto è storia recente: nel 1972 Vanda Gavana comprò la tenuta ed ora nel castello, al secondo piano, vivono i proprietari, la famiglia Ferrario Gavana, che ha deciso di affittare la restante parte del maniero per cerimonie e banchetti, nonchè iniziative commerciali o culturali. All’interno del castello, le numerose sale (Pusterla, Duca, Cavalieri e così via) ospitano suppellettili d’epoca e un paio di sontuosi camini cinquecenteschi, mentre molto suggestivi sono i sotterranei, con sale dotate di volte a crociera ed altre dotate di volte a botte; pare infine che, nei secoli passati, un passaggio sotterraneo collegasse il castello all’Abbazia di Chiaravalle.
Superato il castello, per una ripida strada sterrata si scende al Lago Verde, rinfrescante oasi dedicata al relax. Si tratta di uno specchio d'acqua attrezzato e gestito da privati, ma aperto al pubblico, destinato alla pesca; esso esiste da quasi 50 anni, essendo stato aperto nel 1962. Tra parte idrica e verde occupa 60.000 metri quadri; nel lago è pescabile tutto il pesce d'acqua dolce, escluso il luccio, mentre il maneggio all'americana (con monta western) offre pony per i bambini, servizio di ippoterapia e passeggiate a cavallo. Come molti laghetti intorno a Milano, anche il Lago Verde era in origine una cava di ghiaia, aperta per la costruzione della tangenziale.
Proseguendo oltre il lago, la strada è sbarrata (ma percorribile dai cavalli nelle loro passeggiate); lì si trovava il “Tiro a Volo Milano”, il migliore d’Europa ed uno dei migliori al mondo. Questa società, che vantava negli anni ’70 del ventesimo secolo oltre duecento soci, fu fondata nel 1872 all’Arena Civica con il nome di “Società del Tiro al Piccione di Milano”, e nel 1925 affiancò a questa attività il tiro al piattello. In questa sede, aperta nel 1969, furono ospitati i Campionati Europei del 1974 e i Mondiali del 1972 e del 1979.
Si conclude qui l'abitato di Macconago, ma intorno ad esso sorgono altre cascine, di cui parleremo nel prossimo articolo, ancora dedicato alle realtà agricole aggettanti su via Ripamonti.